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La mia protesta - aggiornamenti 1
19/09/2006

Riporto l'articolo pubblicato dal quotidiano “Libero” di martedì 19 settembre 2006, pag. 33
Aggiungo la "Preghiera" di Camillo Langone, pubblicata dal Foglio di giovedì 21 settembre, e la nota "Digiuno anch'io" di Marcello Baraghini, editore di Stampa Alternativa, inviatami il 25 settembre.

La protesta
“Il mio digiuno per ribellarmi in difesa degli autori seri”
di Anna Tagliacarne

Ha scelto un metodo insolito per dire la sua. Paolo Bianchi, giornalista e scrittore, ha deciso di fare uno sciopero della fame. L’autore del recentissimo “la cura dei sogni” (Salani), romanzo sulla vacuità dei sentimenti e sul mondo delle illusioni nel quale vivono i trentenni, inizierà la sua personalissima dimostrazione il 1° di ottobre, San Francesco. L’obiettivo? Combattere lo “strapotere delle gnocche”. “Più che uno sciopero della fame sarà un digiuno di protesta,” precisa. Il modello? “Gandhi: infatti non sono previste azioni violente”. Bianchi vuole dimostrare che “esistono meccanismi censori che fanno sì che alcune idee non abbiano diritto di cittadinanza presso i media italiani. Però questi stessi media sono dispostissimi aad ospitare giovani fanciulle. I meccanismi di comunicazione sono talmente regolati da parametri di voyeurismo che chi si presta a fare la ninfetta del caravanserraglio culturale ha buone possibilità di bucare il video Protesterò perché sono escluso dai premi letterari ai quali peraltro non attribuisco alcuna rilevanza. Allo stesso modo sono tagliato fuori dalle pagine culturali dei grossi quotidiani. Lo stesso vale per i programmi culturali televisivi e radiofonici del servizio pubblico, che dovrebbero parlare di tutti e invece parlano solo dei soliti quattro gatti, e poi delle fanciulle di turno. E non è che ce l’abbia con loro Ma non vorrei dover fare Platinette per vendere i miei libri. Preferirei fare l’autore. Una volta Claudio Sabelli Fioretti mi disse: ‘Le tue opinioni non vengono riportate perché non sei famoso. Devi fare qualcosa di stupido e vedrai che i giornali si accorgeranno di te’. Le stesse cose, con altre parole, me le disse Massimo Fini.”
Un digiuno che sarà un j’accuse: “Gli autori seri devono cominciare a pensarsi come una nazione colonizzata da un’orda barbarica, i detentori del potere radio-televisivo-giornalistico che parlano di cultura con gli strumenti semantici della pubblicità”.

"Preghiera" di Camillo Langone
Qualcuno avvisi Paolo Bianchi, lo scrittore in procinto di fare lo sciopero della fame perché non gli hanno recensito l’ultimo libro, che sta sbagliando tutto. Bianchi ha dichiarato a Libero che il suo modello è Gandhi e il suo metodo la non-violenza. Sciopero della fame? Gandhi? Crederà mica di essere negli anni Settanta. Se non vuole morire davvero deve lasciar perdere le proteste vintage e sintonizzarsi con lo spirito del tempo, trovare altri autori delusi (non gli sarà difficile) e tutti insieme bruciare in piazza un fantoccio di Nico Orengo, calpestare ululando l’effigie di Antonio D’Orrico e minacciare una fatwa contro Riccardo Chiaberge, incolpandolo dello sfruttamento minorile attuato dai proprietari di filande al tempo della rivoluzione industriale. Otterrà pronte scuse, recensioni di risarcimento, un invito in Campidoglio da Veltroni e il prossimo romanzo glielo pubblicherà Einaudi, la casa editrice maso che sta per lanciare gli storici arabi delle Crociate e il manifesto islamista di Tariq Ramadan.

DIGIUNO ANCH’IO di Marcello Baraghini
E come potrei non condividere i motivi che spingono Paolo Bianchi a iniziare il suo digiuno?
Ho assistito, come lui, al degrado dell’informazione in Italia. Da giornalisti diversamente motivati e con diversa formazione ideologica e politica, ma fondamentalmente onesti, abbiamo visto l’affermarsi di giornalisti fondamentalmente disonesti e corrotti, di destra, di sinistra o di centro, asserviti alla proprietà e al potere, senza più dignità e tantomeno professionalità. Una razza ben descritta da Paolo nel suo e nostro libro "La repubblica delle marchette", di servi, vassalli e marchettari, appunto.
Perciò ho deciso un giorno di digiuno, il 1° ottobre, con Paolo Bianchi. E invito chiunque abbia a cuore quel poco che c’è rimasto di onesta informazione a esprimere solidarietà a Paolo, magari con uno o più giorni di digiuno. Intanto, do a Paolo e non solo a lui la notizia, per riaffermare la mia volontà di lotta e di provocazione, che sarà presto costituito il “Comitato Antifondazione Luciano Bianciardi”, con il suo spazio di libertà in rete denominato “Riaprire il fuoco”.

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