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Una pillola per curare il nostro mondo malato
24/10/2005

Poiché quelli dell'edizione "on line" de "Il Giornale" si dimenticano sistematicamente di inserire i miei articoli, provvedo io a recuperarli sul mio sito. A cominciare da questo, uscito lunedì 24 ottobre a pag. 22. È un alfabeto degli psicofarmaci.

“Non c’è niente di sbagliato in te che tu non possa curare con un po’ di Prozac e una mazza da polo”. Così sostiene Woody Allen in una battuta, relativamente fra le poche (è incredibile, ma è così) nei suoi lavori, che si riferiscano all’uso di psicofarmaci. Del resto Allen è per la psicanalisi, per la scuola di pensiero dell’approccio lento:“Sono in analisi solo da ventiquattro anni. Ancora uno e poi vado a Lourdes”. Il Prozac, la pillola della felicità, messo in commercio nel 1987, è un antidepressivo assunto oggi in America da milioni di persone. Se anziché solo sugli sportivi il controllo antidoping fosse eseguito sull’intera popolazione di un paese occidentale si scoprirebbe il doping di massa. Ufficialmente sono 4 milioni gli italiani che fanno uso giornaliero di psicofarmaci. E parliamo di sostanze legali. Un gran bel libro che, in forma di glossario, fa il punto sulla situazione s’intitola "Psychofarmers ®" (Ed. Isbn) ed è stato compilato a quattro mani da Pietro Adamo e Stefano Benzoni, accademico di storia moderna e saggista il primo, psicoterapeuta il secondo. Il volume è ampiamente illustrato con pubblicità di medicinali per la mente, dai primordi a oggi. Rifacendoci al testo, abbiamo provato a compilare un dizionarietto tascabile della follia contemporanea, e della sua cura eventuale.
Ansia. Dormiamo male. Una delle parole più pronunciate nella giornata media di un lavoratore urbano è “stress”. Nei primi anni Sessanta si è aperta l’era degli ansiolitici. Il Valium prima di tutti. Le benzodiazepine hanno sostituito i barbiturici. Oggi ne fanno uso quotidiano, in Italia, 4 milioni di persone. La prescrizione viene effettuata perlopiù da medici di base, spesso su richiesta dei pazienti stessi. Tra i marchi più noti: Xanax, Tavor, Halcion. Possono indurre dipendenza psicofisica.
Bambini. Si chiama “metilfenidato” ed è il principio attivo di farmaci come il Ritalin, che negli anni Novanta ha coperto dal 5 all’8 per cento del mercato americano degli psicofarmaci. Viene indicato nel trattamento del “disturbo da deficit di attenzione e iperattività” (malattia che alcuni sostengono non esistere neppure). Migliora le prestazioni scolastiche. Il direttore di una scuola elementare dello Utah lo aggiungeva ai pasti della mensa. Un insegnante dell’Illinois lo rubava a scuola per uso personale. Tra il 1996 e il 1998 sono “sparite” dai magazzini delle farmacie americane 700mila pillole. Nel 1998 i francesi ne hanno consumate 100mila. Il Ritalin agisce sugli stessi recettori cerebrali della cocaina.
Cinema. Da "La valle delle bambole" (1967) a "Qualcuno volò sul nido del cuculo" (1975) fino a "Ragazze interrotte" (1999) gli psicofarmaci svolgono un ruolo di primo piano nello sviluppo narrativo di decine di film. In Italia, "Maledetto il giorno che ti ho incontrato" (1992) di Carlo Verdone.
Depressione. Il Male oscuro sfida la terapia della parola, ma si affievolisce di fronte all’offensiva chimica. Sempre più numerosi i testimoni a favore degli antidepressivi. Il libro di Adamo e Benzoni cita Francesco Cossiga come uno dei pochi politici italiani ad ammettere di averne fatto uso. Ma altri casi illustri riguardano ogni ambiente, dal giornalismo (Indro Montanelli), allo spettacolo (Vittorio Gassmann). Il più noto tra gli antidepressivi, il Prozac, è comparso nelle farmacie nel 1987. Nel 1991 è risultato il secondo farmaco più venduto al mondo. Da allora ne hanno fatto uso 22 milioni di americani. Tracce di Prozac sono state trovate l’anno scorso in acquedotti della Gran Bretagna.
Euforia. “Il potere di trasformazione del Prozac ricorda quello di una guida spirituale o di una terapia di gruppo intensiva” ha scritto lo psichiatra americano Peter Kramer, uno dei più accesi entusiasti. Il suo lavoro "La pillola della felicità" è uscito in Italia nel 1994 (Sansoni).
Felicità. “Lava via la tristezza”, recita uno slogan del Prozac, con una grafica che ricorda quella della pubblicità dei detersivi. La “pillola della felicità” non manca di sollevare controversie, a partire dall’ambigua testimonianza di Elisabeth Wurtzel, "Prozac Nation". Le case farmaceutiche concorrenti della Eli Lilly (la produttrice del Prozac) mettono sul mercato lo Zoloft e lo Seroxat.
Gioventù. Dal 1997 esiste una varietà di Prozac per i minori di 12 anni, al gusto di menta.
Helper. Un “aiutino”. Così vengono bonariamente e genericamente definiti gli psicofarmaci nei paesi anglosassoni. L’eufemismo appare in una canzone dei Rolling Stones, "Mother’s Little Helper "(1966) e in una feroce parodia televisiva dei Simpson, "Brother’s Little Helper "(1999).
Informazione. Proibizionista e libertaria. Sono le due opinioni estreme sull’argomento. I mezzi di comunicazione sembrano dividersele equamente. In America è nota una polemica tra i settimanali Time e Newseek, contrario al Prozac il primo, favorevole il secondo. Tra i più accesi antiproibizionisti lo psichiatra ungherese Thomas Szasz: “Abbiamo un diritto di coltivare, comprare e ingerire droghe quanto abbiamo un diritto di coltivare, comprare e ingerire cibo”. L’atteggiamento puritano trova la sua voce in William Styron, esponente della sinistra newyorchese.
Letteratura. La produzione di romanzi è estesa, e in continua espansione. Qualche esempio: "White noise, Rumore bianco", di Don De Lillo (1984). "Gli Schwartz "di Matthew Sharpe (2003), i libri di Hunter Thompson, Terry Southern, Philip Dick. Tra i classici, "Fahrenheit 451", di Ray Bradbury (1953) e la testimonianza verità di Christiane Felscherinow, "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" (1980).
Musica. Virtù e inferno degli psicofarmaci sono stati cantati dalle principali rockstar. Oltre ai già citati Rolling Stones non possiamo dimenticare Lou Reed ("White Light/White Heat"), i Nirvana ("Lithium"), Franz Zappa, la scena britannica di Manchester negli anni Novanta, con la predisposizione all’ecstasy, e poi il nostro Vasco Rossi ("Valium") e i bolognesi CCCP ("Valium, Tavor, Serenase"). Attualmente si conoscono almeno 150 canzoni nel cui titolo compare la parola “pill”, pillola, e diverse centinaia con i nomi dei farmaci più usati, dal Prozac al sedativo Quaalude.
Neurone. E’ il centro della questione. I neuroni sono le cellule da cui dipende il funzionamento del sistema nervoso. I segnali nervosi, che viaggiano sotto forma di corrente elettrica, per passare da un neurone all’altro devono convertirsi in segnali chimici. Le “chiavi” di questa conversione si chiamano neurotrasmettitori. Gli psicofarmaci agiscono su classi specifiche di neurotrasmettitori, stimolando o inibendo processi cerebrali che riguardano direttamente il comportamento, il tono dell’umore, il sonno e la veglia. “Avete un tiranno in casa?” recitava una pubblicità del neurolettico Torazina nel 1959. “Per il controllo immediato dell’agitazione senile. La Torazina può controllare l’anziano agitato e bellicoso”.
Overdose. Da quella di champagne e Roipnol che mandò in coma Kurt Cobain nel marzo 1994 a Roma (un mese prima del suicidio) a quella che uccise Judy Garland nella vasca da bagno il 15 giugno 1969, fino a quella, misteriosa e controversa, che pose fine alla vita di Marilyn Monroe. Volontaria o no, è un’eventualità in agguato.
Politica. La sinistra illuminata sembra schierarsi compatta contro lo psicofarmaco, visto come strumento di controllo al servizio del sistema. Eppure negli anni sessanta gli allucinogeni, ancorché illegali, erano addirittura un’arma rivoluzionaria. Lo stesso pensano i radicali: “La marijuana è osteggiata, ma innocua, anzi terapeutica. Gli psicofarmaci sono droga di Stato”. La destra appare più possibilista.
Quantità e qualità. Il Litio, uno stabilizzatore dell’umore, è in commercio dal 1970, ma le case farmaceutiche non lo producono volentieri perché è facilmente reperibile in natura, dunque non conveniente. Il dosaggio aumenta con la terapia, ma può portare a fastidiosi effetti collaterali. Il filosofo Louis Althusser lo ha assunto per quasi trent’anni, e così il regista Francis Ford Coppola dopo il 1979 (dopodiché il suo talento sembra essersi sopito). Lo usa il cantante Sting e anche Axl Rose, leader del gruppo rock Guns ‘n Roses, e oggi sparito dalle scene.
Religione. La posizione dei cattolici è più aperta di quanto si potrebbe pensare, almeno stando all’Osservatore Romano. Perfino i Testimoni di Geova non sono pregiudizialmente contrari agli psicofarmaci, mentre alcuni movimenti “apocalittici”, come Scientology, ne stigmatizzano l’uso. Nella religione islamica il consumo di droghe è vietato, ma in molti paesi musulmani viene fatto un uso moderato di ansiolitici, su prescrizione specialistica. In Arabia Saudita, per esempio.
Storia. La Coca Wine (1837) è una bevanda a base di vino e cocaina, “per la stanchezza del corpo e della mente”. Una bevanda simile, il Vin Mariani, riceve una medaglia d’oro da papa Leone XIII. Il Glycoheroin (1902) è uno sciroppo per la tosse a base di eroina. Nel 1944 la Benzedrina, stimolante, è raccomandata “per gli uomini in combattimento”; nel 1952 per le casalinghe. Facevano regolare uso di psicofarmaci Abramo Lincoln, Adolf Hitler, William Churchill, John Kennedy, Ronald Reagan.
Televisione. Le pillole compaiono in svariati episodi tv delle serie "Angel", "I Soprano", "Casalinghe Disperate", "Casa Keaton", "Boston Public", "Professione avvocati", e nei cartoni "South Park" e "I Simpson".
Utopia. Cosmetico della personalità, ma anche “pillola della felicità”, si è detto. "Platone è meglio del Prozac" è il titolo esplicito di un fortunato saggio di Lou Marinoff (Piemme, 2001).
Vitalità. Negli anni Cinquanta il sedativo in supposte Nembutal è raccomandato ai pediatri “quando i piccoli pazienti si ribellano alla visita medica”. Nel 1962 le autorità americane vieteranno espressioni di pubblicità ingannevole degli ansiolitici come “aiuta ad affrontare lo stress della vita quotidiana”.
Zone d’ombra. Sono ancora molte. Dove finisce l’uso terapeutico e dove comincia quello ricreativo? Quando un disagio mentale è classificabile come una patologia? Quando cominciano gli effetti collaterali? Quando si parla di dipendenza psicofisica? Come e quando gli psicofarmaci sono un aiuto al male di vivere?