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Labranca e la tv dei pifferai
18/07/2004

Non conosco lo scrittore Tommaso Labranca, l'ho visto poche volte, sono stato a una sua festicciola surreale nel gelo di una notte d'inverno in uno spiazzo desolato della Milano periferica. Spesso mi trovo d'accordo con lui e con quello che sostiene. Per esempio con quello che scrive sul suo sito www.labranca.co.uk a proposito dei suoi rapporti con la rete televisiva Mtv. Che lui abbia smesso di collaborarci come autore non può che migliorargli la reputazione. Mtv è uno dei canali televisivi più fastidiosamente tronfi e marchettari. Io l'ho cancellata dal telecomando per non sbagliarmi. Da appassionato di musica rock la trovo ributtante. Un baraccone al servizio pedissequo dei discografici potenti. I quali, tutti alla canna del gas quanto a soldi e idee, cercano di rifarsi piazzando in ogni direzione i loro prodotti miseri e seriali. Il rock è esploso in origine sulla base di pochi presupposti semplici e chiari: la spontaneità, l'energia grezza, l'istinto di ribellione. Mtv è artificiosità, agitazione psicomotoria, genuflessione di fronte allo sponsor. Non c'è inquadratura o frase di questi tracotanti vee-jay (video-dee-jay) che non sia in funzione di televendita. Al pubblico, presumibilmente un gregge di insicuri adolescenti ad libitum, viene rifilato continuamente ciarpame. Costoro impongono il culto dell'immagine anoressica, dell'affettività puttaneggiante e griffata, sono burocrati del gergo coprofilo, pseudo ribellisti, sindacalisti del carisma da boutique. Animatori turistici dello sballo organizzato, finiranno per proporre agli adepti di tatuarsi un logo sulle natiche, e non è escluso che qualche fesso che li ascolta lo trovino pure, questi pifferai per niente magici per cervellini-topolini, da portare come lemming all'annegamento in compagnia. La loro etica ridanciana è di grana grossa, l'estetica di plastica culimorfa. La loro cultura è ferma al cellulare e allo straccetto col marchio, e al culto dell'apparenza indossato da furbastri ad ammiccamento scaltro incorporato. Babbeo chi l'accende, questa Mtv. Il documentario di Labranca merita un pubblico critico e curioso. Se gli va, m'impegno a procurarglielo, per una proiezione privata.

P.S. Anche le interviste-provino inflitte a malcapitati nell'atrio del cinema Warner di Piazza della Repubblica, a Roma, sabato sera, mi sono sembrate specchietti per allodole. Due intervistatori giovanilisti e piacioni illudevano i passanti di poter dare una svolta a vite evidentemente considerate di piccolo cabotaggio. Il canale si chiama, mi pare, Coming Soon. Satellitare e gratuito. Per chi crede che esistano le cose gratis.