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Strano, la fiera di Roma era infestata da editori a pagamento
09/12/2008

Riproduco l'articolo pubblicato su Il Giornale di giovedì 18 dicembre 2008, con il titolo

Piccolo non è più bello
Corso di sopravvivenza per editori 

Si salvi chi può. O meglio, si arrangi chi può. I piccoli editori italiani, una galassia, rischiano di perdersi nel vuoto cosmico. Tutti insieme, e sono migliaia, coprono una quota di mercato complessiva che si aggira intorno a un decimo del venduto in libreria. Secondo dati resi noti nel corso della Settima Fiera della piccola e media editoria di Roma, la settimana scorsa (“Più libri più liberi”), i titoli dei piccoli e medi editori coprono a malapena una libreria su cinque in Italia. Vale a dire che i loro prodotti sono fisicamente presenti solo in 356 librerie, e spesso anche lì sono quasi invisibili, relegati negli scaffali o sommersi dalle pile di titoli delle “major”.

Un danno culturale enorme, perché i piccoli editori, pur con i loro bilanci limitati, sono spesso gli unici a svolgere un’autentica ricerca sui titoli e gli autori. Gli unici a creare un catalogo che salvi dall’oblio lavori di narrativa e saggistica degni di entrare nel patrimonio comune della conoscenza.

Ma il mercato s’impone. Rivela il suo volto più spietato: sembrano esistere solo i titoli del momento, quelli imposti dalla grande distribuzione con la complicità dei media, quelli che comunque ruotano sempre più vorticosi ed effimeri nelle vetrine e sui banchi delle novità. Il resto è un mondo sommerso.

Si arrangi, dunque, chi può. Perché l’alternativa è il fallimento: Gianni Peresson, direttore dell’ufficio studi dell’Associazione italiana editori, non nasconde le sue preoccupazioni. “Il 2009 parte carico d’incertezze,” dichiara al Giornale. “I librai tendono a proteggersi, esercitando il diritto di resa dei libri presi in carico, e con la massima prudenza nelle nuove ordinazioni. Questo anche per evitare problemi con le banche”. In altre parole, il congelamento dei crediti e i piedi di piombo dei dettaglianti danneggeranno soprattutto i più deboli. Molti libri, già programmati per i primi mesi dell’anno, non usciranno neppure. E pazienza per chi li aspettava da tempo, per necessità di studio o per curiosità personale.

Ma ecco come arrangiarsi. Perché la speranza non muore. La piccola editoria di qualità muta pelle e destinazione. E si allinea alle nuove tecnologie. Andiamo con ordine, attraverso qualche esempio. La casa editrice Meltemi, di Roma, fondata 14 anni fa e diretta da Luisa Capelli, ha lanciato un appello sul proprio sito Internet invitando chiunque a sosstnerla attraverso l’acquisto di volmi da donre eventualmente alle biblioteche pubbliche. “Avremmo potuto tacere e scomparire in silenzio, come è accaduto a molte realtà editoriali (…) o attendere un salvataggio di qualche gruppo o editore più grande interessato agli autori più prestigiosi del nostro catalogo”, specifica l’appello. Ma Luisa Capelli vuole darsi un’altra possibilità. “Noi produciamo solo saggistica e da anni lavoriamo nel mondo universitario,” spiega. In futuro ridurremo il numero di novità destinato al pubblico e arriveremo magari a produrre soltanto un file digitale del testo, perfettamente tradotto e impaginato stampabile a pagamento da chi ne faccia richiesta”. Libri, dunque, stampati in poche copie perfettamente corrispondenti alla domanda. Meno offerta cartacea destinata a rimanere in magazzino ad ammuffire.

Le nuove tecnologie digitali consentono lo sviluppo del “print on demand”, fra i cui pionieri c’è la sigla, ormai autorevole, di Lampi di Stampa.

E poi ci sono i piccoli editori che, lavorando con attenzione, pescano il pesce grosso. I giovani palermitani della Duepunti edizioni hanno allestito uno stand fatto come una pescheria, si sono messi i grembiuli e hanno venduto i loro prodotti come fossero tranci di spada o acciughe o branzini. “Siamo al terzo mese di distribuzione con Pde (rete distributiva acquisita d Feltrineli, ndr)” dice Giuseppe Schifani, e ci troviamo con un titolo che fa da traino: Il verbale, di J.M.G. Lé Clezio, premio Nobel per la letteratura nel 2008”. E infatti questo libro si trova in questi giorni nei supermercati, proprio accanto ai bestseller di Wilbur Smith e non distante dai banchi del pesce. Così il cerchio si chiude. E tuttavia, così come ci conferma anche Andrea Carbone, sempre della Duepunti “Meglio affiancare all’attività di editori di libri, anche quella di service e di consulenza, in modo da garantirsi entrate sicure. E poi, non fare il passo più lungo della gamba”.

E’ quello che credono anche le giovani leve di Elèuthera, una casa editrice con sde a Milano, di matrice libertaria e nota soprattutto per aver pubblicato gran parte dei libri di Kurt Vonnegut, scrittore americano di culto in Europa. “Nel 2009 soffriremo,” ammettono. “Ma siamo abituati alle tirature basse. Il nostro distributore non renderà”.

E in effetti, questo “diritto di resa”, su cui sempre più si discute, se da una parte garantisce pluralità all’offerta di titoli (il libraio li compra anche se non è sicuro di venderli, potendoli restituire), dall’altra pende come una spada di Damocle sulla testa dei piccoli. Molti, di fronte a una resa massiccia, fallirebbero. Per spiegare con un esempio: è lo stesso rischio di molte banche, se tutti i correntisti si presentassero insieme a ritirare i propri risparmi.

Di conseguenza nasce e si espande sempre più, in Italia, il cosiddetto “secondo mercato”. Catene di librerie, o mercatini, o bancarelle, “indipendenti”, che acquistano direttamente dagli editori, a prezzi bassissimi. E vendono le novità con lo sconto. A volte si spingono fino a veri e propri “saldi”, con cestoni di libri, anche ottimi, a buon mercato. Succede, giusto per fare un esempio fra i tanti, in via Po a Torino, sotto i portici a pochi passi dall’università. I distributori chiudono un occhio, almeno per ora. Sono schegge residue di old economy che svolazzano in un mondo folle.


Scaffali vuoti - ecco  titoli che rischiano di finire in liquidazione

Continueranno i lettori “forti” a trovare i libri cosiddetti “di nicchia”, quelli che sono sempre più spesso appannaggio delle piccole case editrici?

La risposta è duplice. La piccola editoria, soprattutto quella di qualità, che esiste e resiste da molti anni, è abituata al peggio, e dunque si muove perfino in controtendenza rispetto alla crisi. Paolo Veronesi, delle edizioni Ibis di Como, fondate quasi trent’anni fa, sostiene: “Continuiamo a difenderci con la letteratura di viaggio e quella del Sud del mondo. Grazie a queste collane continuiamo a resistere”. Nessuno può dire con certezza quello che sarà del resto del catalogo, che comprende pensatori del calibro di Jean Baudrillard e di Edgar Morin. Quest’ultimo, uno dei massimi pensatori francesi del Novecento (e oltre), già comunista e poi critico dello stalinismo, è pubblicato anche dalla pericolante casa editrice Meltemi. Il rischio, in certi casi, è che l’intero catalogo finisca all’asta, come successe negli anni Novanta alla Sugarco di Massimo Pini. Molti titoli vennero ceduti in liquidazione ad altre case editrici e in parte riapparirono sotto altri marchi. E così chi voleva ha potuto continuare a trovare, per esempio, i romanzi di Pierre Drieu La Rochelle. 

Alla casa editrice calabrese Rubbettino (trecento titoli l’anno), il direttore commerciale Antonio Cavallaro conferma che per Natale non c’è stata contrazione, ma da febbraio si temono le rese: Ecco allora che la casa editrice costruisce “una cedola strategica”, concentrando i volumi su cui punta di più in altri mesi, da maggio a ottobre. Non usciranno subito dunque né le Lettere a un giovane cattolico, del biografo di Giovanni Paolo II George Weigel, né un provocatorio libro contro il darwinismo, Le balle di Darwin, una guida  “Politicamente scorretta” di Johnatan Wells. Sono tuttavia i libri di evasione a vendere meno,” conferma Cavallaro. E in questo gli aggiustamenti di tiro potrebbero riguardare più le casi editrici di grande fatturato, con i loro titoli “mainstream”. 

Già al gruppo Rizzoli, ma anche alla Mondadori, si va coi piedi di piombo. Meglio non anticipare troppo le uscite dei thriller ad alta tiratura, e aspettare tempi migliori.