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Tutta la stanza

Giraldi editore, Bologna. E le colpe di Tondelli
11/11/2008

Nel frattempo arrivano segnalazioni sull'editore Giraldi, di Bologna. I suoi libri, in libreria, non li ho mai visti. Sono andato a cercare il sito. C'è una lista di autori lunga come un elenco telefonico. Non ne conosco quasi nessuno. Di molti c'è un assaggio, qualche poesia, un incipit. Molte camerette con studenti o neolaureati che dormono fino a tardi e si chiedono che cosa faranno da grandi. Intanto scrivono romanzi su se stessi che se lo chiedono. Poesie su se stessi che non hanno niente da dire e altra roba così. Parlano sempre di Bologna e della strage alla stazione. Ognuno la ricostruisce un po' come gli pare (del resto, non ci abbiamo ancora capito niente, quindi...). Bene. Sono quasi tutti laureati, gli autori Giraldi, e come gran parte dei nostri laureati in materie letterarie non conoscono l'ortografia, zoppicano con la grammatica, inciampano nella sintassi. Molti, la maggior parte, sono simpatici. Mi danno l'idea di persone un po' sole e con un grande desiderio di comunicare col mondo. Qualcuno mi piacerebbe conoscerlo.
Purtroppo temo che quasi tutto quello che sono riuscito a leggere (poiché in molti casi il testo manca, e non si può giudicare) verrebbe cestinato in una casa editrice di livello.
Chiunque voglia fornire altre informazioni su questa casa editrice, peraltro assai prolifica, si faccia pure avanti.

Tutta colpa di Tondelli è il titolo di un veemente libro autobiografico di Nicola Pezzoli. Ho appena finito di leggerlo (Kaos Edizioni, 190 pagine, 16 euri). E' l'ennesimo volume che contiene una sacrosanta ammonizione ad andarci piano, con la fregola di pubblicare, perché si finisce presto nelle mani di ciarlatani o all'ombra di piccole cosche di sfruttatori. Pezzoli da vent'anni riceve lettere di rifiuto dagli editori che contano. Le riporta tutte in appendice. A volte si tratta di comunicazioni prestampate, a volte no. A volte lo convocano, lo ricevono, gli danno dei consigli di riscrittura. Ma questa benedetta pubblicazione non arriva mai. Il nostro uomo passa sei anni (sei anni!) alla corte di Massimo Canalini da Ancona, un editor abbastanza noto nel mondo editoriale per aver fondato negli anni Ottanta una piccola casa editrice, Transeuropa, che ha scoperto diversi autori a quei tempi molto giovani. Alcuni dei suoi lavori più noti, in collaborazione con Pier Vittorio Tondelli, sono le antologie di racconti Under 25. In quell'ambiente hanno mosso i primi passi scrittori oggi ancora attivissimi, come Enrico Brizzi, Silvia Ballestra, Andrea Canobbio, Marco Franzoso. Il resoconto di Pezzoli ha toni satirico-grotteschi molto violenti. E' uno sfogo pieno di rancore e non esente da autocritiche. In effetti, ci si chiede: come può un esordiente farsi maltrattare così, e così a lungo, senza ribellarsi? Perché nel frattempo non tentava altre strade? E perché non ha regolato i suoi conti in privato con Canalini, preferendo invece mettere in piazza i panni sporchi di quella strana famiglia editoriale? Questo comportamento delatorio a posteriori lascia un po' l'amaro in bocca. (Di cose da raccontare ne avrei tante anch'io; in gran parte già lo faccio, per altre forse prima o poi verrà il momento buono...) Comunque: si sente che nel ribollire emotivo di Pezzoli qualcosa di autentico c'è. Però le sue invettive vanno considerate con riserva. In attesa di leggere, di suo, un "vero" romanzo.