Da anni mi occupo del triste e pittoresco fenomeno dell’editoria a pagamento. In seguito a un mio recente articolo sul Giornale, mi sono arrivate diverse segnalazioni da ogni parte d’Italia. Pare che la pratica sia in aumento, parallelamente a quella di milioni di italiani convinti di produrre capolavori letterari incompresi.
Bene. Anzi, male. Compito del giornalismo è informare il pubblico. I quotidiani spesso preferiscono pubblicare le inserzioni degli editori a pagamento e per il resto far finta di niente. D’altronde non è un reato chiedere soldi a chi vuol vedersi stampare un libro. Semmai è una questione di gusto.
È il momento comunque di rifare il punto della situazione. Userò questo sito come centro di raccolta di testimonanze. Attenzione, però: non è un forum e i commenti saranno filtrati ed eventualmente “tagliati” da me. Questo per evitare equivoci. Chiunque abbia avuto problemi o avventure editoriali poco chiare con editori a pagamento è invitato a scrivermi.
Vediamo che cosa succede.
Un saluto. Ecco la prima segnalazione:
Mi chiamo Giorgio Vincenti, sono un giovane scrittore e vorrei esporLe una piccola disavventura che ho avuto con una casa editrice.
In breve, lo scorso dicembre ho partecipato alla XX edizione del concorso “Nuove lettere” organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI). Qualche settimana fa ho avuto comunicazione ufficiale di aver vinto nella sezione raccolta inedita di racconti ed il premio previsto, così come indicato nel bando che troverà in allegato, consisteva nella pubblicazione del libro ad opera delle Edizioni ICI.
Invece, dopo qualche giorno, ho ricevuto una proposta di pubblicazione che mi permetteva di pubblicare il mio libro alla vantaggiosissima cifra di 2400 euro (anziché 4800, visto che sono vincitore del premio!). Non mi sembra una cosa corretta, visto che ho partecipato ad un concorso internazionale di letterature e poesia che prevedeva la “pubblicazione del libro nella collana di narrativa dell’ICI” e non di una proposta di pubblicazione a pagamento, che avrei potuto ricevere spedendo il mio manoscritto ad una qualunque casa editrice.
Ho manifestato il mio appunto apertamente al Direttore dell’Ici, il prof. Pasanisi, ed anche sul mio blog di myspace (www.myspace.com/ilpoetadellepassioni) . Alla fine di questo scambio di email tra me e il direttore (che troverà in allegato), il consiglio di amministrazione dell’ICI ha deciso di revocarmi il premio, a causa del mio comportamento “irrispettoso ed ingiurioso”.
Non è mia intenzione intraprendere vie legali, almeno per il momento, ma mi piacerebbe avere un commento, un giudizio su quanto accadutomi da qualcuno che abbia sicuramente più esperienza di me nel campo.
Grazie anticipatamente,
Giorgio Vincenti
Al signor Vincenti posso solo rispondere, per ora, che le missive del'Ici, almeno come me le riferisce lui, sono molto zoppicanti dal punto di vista sintattico. Non è un buon segno. Mi informerò.
Un'altra segnalazione (era molto lunga, ho tagliato alcune parti):
Gentile Sig.Bianchi, Mi chiamo Mario Uccella, vivo a Reggio Emilia, ho praticamente la sua età e sono uno di quelli che Umberto Eco definirebbe "uomo della quarta dimensione". Ebbene sì, sono anch'io un aspirante scrittore in "erba" (si fa per dire) e visto l'argomento del suo articolo apparso su "Il Giornale", a proposito delle cosiddette case editrici che si rivelano essere stampatori completamente digiuni di editoria reale e conoscenze letterarie, ci terrei a raccontare la mia esperienza di vita vissuta,
Sono da mesi in cerca di un editore "vero" che presti un minimo di attenzione ad un mio scritto sul quale ho investito due anni di vita, ma sino ad ora mi sono ritrovato solo di fronte ad un muro di gomma. Il primo è stato proprio il Filo di Viterbo, il quale senza dirmi né "ma" né "se" e senza esprimere alcun giudizio, mi ha mandato direttamente una proposta editoriale con la richiesta di "contributo spese" pari a 3000 euro a fronte di una stampa di 150 (centocinquanta) copie del mio libro, così a scatola chiusa, senza nemmeno dirmi se aveva trovato il mio scritto una ciofeca immonda o la nuova Commedia Dantesca. E' arrivata poi la "Altro Mondo" editore di Padova. Dopo uno scambio di mail e una telefonata (fatta da me) nelle quali dicevano di aver letto il libro e di averlo trovato degno di una proposta editoriale, mi hanno fatto avere a stretto giro di posta il contratto di edizione. Seicento copie alla modica somma di 2000 euro. Ho declinato l’offerta. Non si sono fatti più risentire. Infine, e qui veniamo al motivo per cui mi sono deciso a scriverLe, è arrivata la "Linee Infinite" di Lodi, la quale, dodici (12) giorni dopo l'invio via mail del mio scritto, mi ha contattato tramite uno dei suoi editor per magnificarmi le qualità del mio scritto, l'alto livello del contenuto e la "necessità" che questo non restasse in un cassetto... Detto fatto, mi arriva per mail il contratto di edizione. Mi si chiedevano contributi spese per 2000 euro, a fronte di 118 (centodiciotto) copie del mio libro. Soldi da versare in tre tranche, e che mi sarebbero state fatturate una volta finite le presentazioni che (a loro dire) avrebbero organizzato nella mia città e (forse) a Lodi, o chissà dove. Mi hanno giurato e spergiurato, per convincermi della loro buona fede, che mi avrebbero fatturato solo le copie invendute dopo le presentazioni (il che voleva dire che se rimanevano invendute tutte me le sarei dovute pagare tutte per evitarne il macero). Al tempo, mi ero rivolto al blog di Ettore Bianciardi (http://riaprireilfuoco.org) per segnalare la mia esperienza.
La ringrazio sin d'ora per l'attenzione che vorrà concedere a questo mio sfogo di uomo della quarta dimensione. Cordiali saluti. Mario
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