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Tutta la stanza

Langone spiega la religione alle ragazze, ma non solo
12/02/2008


Ecco il testo che avevo mandato al mensile di musica e attualità "Il Mucchio Selvaggio", e che non è stato pubblicato perché giudicato poco interessante. Del resto, loro sono in piena campagna anticlericale. Io l'avevo proposto come "voce contro", ma evidentemente a tutto c'è un limite. Giudicate voi. Si tratta di un'intervista ispirata al libro La vera religione spiegata alle ragazze

Conservatore, forse reazionario, anticomunista ma soprattutto anticonformista, Camillo Langone non fa mistero della sua fede cristiana e della sua devozione alla Chiesa Cattolica Romana. Ma neanche del suo amore smisurato per il genere femminile.

 

Questo è un giornale diretto da un tipo molto anticlericale. Il numero di ottobre è stato sequestrato dal pretore di Trani per via di una copertina che secondo lui era di vilipendio alla religione.  Perché hai accettato questa intervista?

 

Perché mi piace inoltrarmi in partibus infidelium. Avrei trovato meno interessante rispondere all’intervista di un settimanale diocesano, a cui comunque non mi sarei sottratto perché, sia chiaro, sono un uomo facile.

 

Il tuo libro s’intitola “La vera religione spiegata alle ragazze”. Non è una scusa per rimorchiare?

 

Non c’è nulla di preordinato. Le ragazze a cui mi rivolgo nel libro esistono davvero e sono state loro a cominciare a farmi delle domande: io a quel punto sono stato obbligato a rispondere. Il libro è nato così, spontaneamente. Poi è vero che conosco soprattutto donne e che quando scrivo tendo a rivolgermi  a una lettrice piuttosto che a un lettore ma la figura della musa non l’ho mica inventata io. Ho una grande tradizione alle spalle.

 

Come la mettiamo con il fatto  che il mondo dello spettacolo, e di conseguenza anche il mondo reale, è pieno di zoccole che usano la croce per valorizzare la scollatura?

 

Non la mettiamo perché il fenomeno mi sembra in forte calo. Comunque, qualora tu non ne fossi informato, Gesù si è molto speso proprio a favore delle zoccole, mettendo fine alla lapidazione delle adultere. Laddove Gesù viene messo da parte ecco che la lapidazione torna in auge: o fisicamente, nel mondo musulmano, o mediaticamente, nel mondo occidentale che si finge permissivo ma in realtà è morbosissimo e non vede l’ora di sputtanare le persone pubblicando foto rubate e video compromettenti.

 

Preciso che anch’io non ho nulla contro le zoccole, ma contro le esibizioniste sì. Mi annoiano. Il crocefisso va portato anche durante i rapporti sessuali?

 

Durante l’amore, vuoi dire? Io non me lo sono mai tolto ma ognuno faccia come gli pare, non esistono prescrizioni in proposito.

 

Citi una frase di Pio XII: “La prova che la Chiesa è un’opera divina è che neanche gli ecclesiastici sono riusciti a distruggerla”. Possiamo elencare brevemente quello che non ti piace degli ecclesiastici di oggi?

 

Non mi piacciono i preti che non si vestono da preti e in generale i religiosi che si mimetizzano col mondo. Non sempre chi si comporta così è un traditore, spesso è soltanto uno sciocco o un vile. Ma il risultato non cambia. Mi consola ricordare che anche Pietro tradì Gesù, e per ben tre volte: l’uomo è per sua natura deludente e non possiamo chiedere ai preti di non essere uomini.

 

E tuttavia il sacerdozio è un’ottima copertura per un pedofilo...

 

Tutti i ruoli che portano al contatto con bambini possono essere coperture per pedofili: il maestro, il genitore, lo zio, e ovviamente l’antipedofilo.

 

Dici che vanno rispettati i Dieci Comandamenti più l’undicesimo, quello dell’Amore. Però hai grossi problemi con il sesto, “non commettere atti impuri”. Come la mettiamo?

 

Non è che lo dico io, non sono Mosè appena sceso dal monte Sinai. Riguardo il sesto comandamento devo dire che non mi ossessiona particolarmente. Il Papa oggi felicemente regnante, Papa Benedetto XVI, ha scritto una meravigliosa enciclica, la “Deus caritas est”, in cui afferma che l’eros contiene sempre un pizzico di agape. In lingua volgare significa che anche dal sesso apparentemente fine a sé stesso può nascere qualcosa di buono. Quindi chi parla di sessuofobia cattolica non sa quello che dice, è totalmente disinformato.

 

Un filosofo come Luigi Lombardi Vallauri è stato cacciato dall’Università Cattolica perché non riusciva a spiegarsi la definizione di “peccato mortale” relativa anche solo ai “pensieri impuri”. Lo stesso vale per un altro filosofo cattolico, Emanuele Severino. Possibile? Non sarà che la dottrina cattolica gioca un po’ a farci sentire colpevoli anche solo di istinti che sono nella nostra natura?  

 

Dubito molto che Emanuele Severino sia un filosofo cattolico. E se un professore non è cattolico perché pretende di insegnare in un’università che si chiama Cattolica? Io non pretendo che la Casa Valdese di Torre Pellice mi faccia tenere delle conferenze.

 

Be’, mi riservo di chiedere agli interessati se si considerino ancora cattolici o meno. Nel frattempo, Giacomo Biffi è il tuo cardinale preferito. Perché?

 

Guarda caso proprio in questi giorni ho l’ultimo libro di Biffi sul comodino. Si intitola “Memorie e digressioni di un italiano cardinale”, editore Cantagalli. Il fatto che io, lettore pigro e insofferente, stia finendo un volume di oltre seicento pagine, dimostra che il cardinale in questione è un fior di scrittore oltre che un faro di verità.

 

Secondo te la Chiesa non ha mai sbagliato? E il cardinale Bellarmino, allora?

 

Forse, e sottolineo forse, ha sbagliato il cardinale Bellarmino.

 

Hai scritto: “Per esere atei bisogna che oltre al cuore non funzioni nemmeno il cervello”. Perché?

 

Ho detto questo? Non me lo ricordo. Mi pare molto strano che abbia scomodato il cuore, organo che lascio volentieri alla sua funzione fisiologica. Riguardo il cervello: non mi sembra molto intelligente negare l’esistenza di un creatore, visto che la creazione nessuno può negare che esista. Agli atei preferisco gli agnostici che a volte un po’ invidio perché sono dei menefreghisti e fregandosene si vive meglio: fino a quando non arrivano i problemi, ovvio.

 

Te la prendi spesso con alcuni atei militanti, per esempio Piergiorgio Odifreddi.

 

Di Odifreddi mi sono limitato a soffrire con alcuni suoi testi brevi. Mi è bastato. E’ un uomo che si compiace di vendere disperazione.

 

Una delle pagine più irresistibili del tuo libro riguarda lo scadimento della musica sacra. Da “critico liturgico”, puoi riassumere la tua concezione della musica che andrebbe eseguita in chiesa?

 

Il canto liturgico per eccellenza è il canto gregoriano, che è nato in ambito sacro. Le altre forme musicali, belle o brutte che siano, sono invece nate all’esterno e portate in chiesa in un secondo momento. Alcune non ci sarebbero mai dovute entrare: penso a tanti canti subsanremesi, umilianti sottoprodotti a base di chitarre scordate e voci finto-gospel. Sia chiaro, anche oggi viene prodotta bella musica religiosa e infatti a pagina 153 del mio libro ho inserito un elenco di brani che mi hanno sostenuto nella scrittura. Alcuni interpreti penso siano apprezzati anche dai lettori del Mucchio: Bugo, Isobel Campbell, Johnny Cash, Nick Cave, Fabrizio De Andrè, Bob Dylan, Jan Garbarek, Mick Jagger, Mark Knopfler, Lamb, Avril Lavigne, Van Morrison, PGR, Bruce Springsteen, Sufjan Stevens, U2… Oddio, forse Avril Lavigne ai lettori del Mucchio non piace molto, però la sua versione di “Knockin’ on heaven’s door” è davvero entusiasmante.

 

Che rapporto hai con Giovanni Lindo Ferretti? Mi pare che lo stimi molto...

 

Ferretti lo conosco personalmente da prima dei CCCP, quando abitavamo entrambi a Reggio Emilia, ma a quel tempo non mi piaceva per nulla, inutile fingere il contrario. Lui era un punk e io un esteta, difficile una consonanza. L’amicizia è nata di recente, da quando ha pubblicato “Reduce”, uno dei più bei libri italiani degli ultimi anni. A quel punto mi sono andato ad ascoltare la sua vecchia produzione musicale e ho scoperto che cantava testi cattolicissimi da almeno dieci anni: i suoi fan però non se n’erano accorti.