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Scemenze
14/09/2007

Da più parti in questi giorni sono stato esortato a scrivere cose intelligenti. Su questo sito. Io faccio quello che posso. Ovunque mi volti ci sono persone che dicono e scrivono cose intelligentissime. Io non ho poi così tanti argomenti, e gran parte di quello che scrivo lo scrivo nella fondata speranza che l'editore si ricordi di pagarmi. L'intelligenza con questo c'entra fino a un certo punto.
Be', vorrei dire una cosa, non so se intelligente o meno, però è un argomento che conosco. Ieri, 13 settembre, sul quotidiano "Libero", ho letto una risposta del giornalista Cesare Lanza a un giovane lettore che gli chiedeva come si faccia a entrare in un giornale.
Quello che mi ha colpito, della risposta, è che neanche una volta compaia la parola "raccomandazione". Ora, va bene il talento, vanno bene la volontà ferrea e l'ottimismo, va benissimo la perseveranza. Eppure in tanti anni che frequento case editrici e redazioni di giornali, mi sono reso conto che la semplice verità è soto gli occhi di tutti: nei giornali si entra due volte su tre per raccomandazione di un potente.
Questo me lo disse chiaro e tondo per la prima volta nel 1985 un collega che lavorava alla "Stampa" di Torino. Aveva ragione.
Io una cosa mi chiedo: possibile che Cesare Lanza non se ne sia mai accorto, in quaranta, cinquant'anni di mestiere? Oppure lo sa e non lo dice perché lo dà per scontato? Ma allora perché risponde a quel ragazzo tirando in ballo concetti come la pervicacia e la fiducia nelle proprie possibilità?
E' evidente che senza quelle qualità non si va avanti, nel giornalismo come in nessun altro campo della vita professionale e civile. Però.
Però lo vogliamo dire una volta di più che viviamo in un Paese che seleziona la sua classe dirigente in base a regole di casta e di clan? Se in tutto il mondo ci danno dei mafiosi, una ragione ci sarà pure. Fate mente locale sui cognomi che leggete o che sentite in tv. Disegnate qualche associazione d'idee. Traete le conclusioni.
E scusatemi se dico scemenze.