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Da 27 anni qui tutto quanto fa spettacolo
01/03/2007

Pubblico, in versione integrale, il pezzo uscito oggi nella Cronaca di Milano de Il Giornale. E' il quarto articolo di una mini inchiesta sulle librerie indipendenti milanesi.

Con teatralità definisce maggio il suo “mese fatale”. Maria Cristina Spigaglia è, a suo modo, donna di teatro. E comunque maggio, 1979, è stato il mese in cui ha dato vita alla sua Libreria dello Spettacolo, zona Magenta, a venti metri dall’omonimo pub che ne ha viste tante. Ventisette anni e passa di lavoro, e dire che a quei tempi la sola locuzione “libreria specializzata” appariva incredibile, fuori dai cardini. Milano viveva un suo momento oscuro, il quartiere affondava nell’eroina e nel grigiore.
Chi ci avrebbe scommesso? Lei lo ha fatto. Veniva da un’esperienza alla libreria Einaudi di Vando Aldrovandi, uno della vecchia scuola. “Arrivavano nomi pazzeschi, gente del cinema, nobili, rampolli di grandi famiglie. Mettevano tutto in conto. Nessuno pagava mai,” racconta la signora. “Ho capito che non sarebbe durato a lungo”. E si mise in proprio, sul modello di certe librerie parigine, che già allora se la cavavano bene. Neanche cinquanta metri quadri, che sono rimasti tali, ma tre vetrine in zona strategica, a due passi dalla Cattolica, dal rinato teatro Litta e di fronte a quello che è forse il più fornito negozio di dischi in Italia: Buscemi. “Ho sempre amato il teatro, l’opera, la danza, il cinema e persino il circo. Ogni forma di spettacolo insomma. Franco Parenti mi disse che era il caso di riaprire, a Milano, una libreria del teatro. Io preferii puntare su tutte le forme di spettacolo”.
Come vanno le cose? “Me la cavo, me la cavo. E sa perché? Perché in questi anni la cultura si è evoluta nel senso dello spettacolo. Basta vedere la quantità di studenti universitari che frequentano corsi di sceneggiatura, regia, cinematografia. E’ cambiato l’atteggiamento psicologico verso l’educazione. Qualche decina d’anni fa le professioni erano imposte dalle famiglie ed erano mestieri tradizionali. Adesso molti si rendono conto che anche imparare a fare l’attore può servire nella vita. Magari per essere un buon venditore. E così vengono a comprare manuali per imparare a fare l’attore”.
Tra i clienti le donne sono la maggioranza. E molte sono già donne di spettacolo. Per esempio Paola Gassmann. Se sono televisivi, difficilmente la signora Cristina li riconosce. I maschi non ne fanno un dramma, le femmine a volte sì. Una volta è entrato François Truffaut. Anche lui non fu riconosciuto subito. Era piccolino e gentilissimo, prese due libri che parlavano di lui, dell’editore Bulzoni. Molti attori e autori comici vengono spesso, magari a cercare sceneggiature o testi di teatro: Paolo Rossi, Gianni Fantoni, Rossana Carretto. Del rsto qui si trova un po’ di tutto, da Euripide ad Anna Marchesini, da Dario Fo alle biografie di Kurt Cobain. E poi i libretti d’opera, molto richiesti. Altri cercano testi che nelle librerie generaliste o non arrivano del tutto, o sostano poche settimane. “Perché la libreria generalista è così,” spiega la signora. “Sembra che ci sia tutto, ma non c’è mai quello che uno cerca davvero. E ad essere penalizzati sono soprattutto i piccoli editori. E dire che ce ne sono di ottimi, nel campo, da Bonania a Guerini & Associati, da Besa a Cittadella. Ma le spedizioni sono sempre più costose, anche per il cliente. Ben diversa è la situazione delle Feltrinelli, tanto per dire: loro sono contemporaneamente editori e librai di catena. Fanno il bello e il cattivo tempo. Sono diventati l’emblema del cattivo comportamento. Guardi, glielo dico chiaro e tondo: io non voglio trovarmi con loro allo stesso tavolo dell’Associazione Librai Italiani, sarebbe come se l’operaio facesse l’assemblea col padrone. Lo dico da Sessantottina.” Quello che la signora Cristina esprime, in fondo, è l’umore di tanti librai indipendenti, milanesi e non. Poi ci sarebbe da chiedersi perché i librai indipendenti che abbiamo incontrato finora siano quasi tutti di sinistra. Ma questa è un’altra storia, e ci torneremo.